È la tecnica chirurgica più semplice per ricostruire una mammella. Se l’intervento è programmato “in differita” l’incisione chirurgica segue generalmente la cicatrice già esistente della mastectomia. Si procede scollando il muscolo grande pettorale dalla parete toracica e preparando una tasca atta a ricevere la protesi.
L’intervento dura circa 45 minuti mentre la degenza raramente supera i 2 giorni.
Tecnica semplice, assenza di cicatrici supplementari, un unico intervento chirurgico.
Possibile solo per mammelle piccole e d’aspetto giovanile, solco sottomammario poco definito, difficile raggiungere una perfezione di forma e simmetria. Sconsigliata pre o post radioterapia.
Necessita di due tempi chirurgici, ma permette di ricostruire le mammelle di medie o grandi dimensioni con ottimi risultati estetici, che ridefiniscono il solco sottomammario e la fisiologica caduta (ptosi) della mammella. Si inserisce una protesi riempita al 50% con soluzione fisiologica e si procede poi ad aumentarne il volume iniettando altra fisiologica tramite valvola. La manovra è semplice ed indolore. Trascorsi sei mesi dall’ultima espansione la protesi ad espansione viene rimossa e sostituita da una protesi anatomica di volume lievemente inferiore.
Nel giro di 4 o 6 settimane si raggiunge il volume finale desiderato. Dopo 6 mesi si procede all’impianto della protesi definitiva.
Possibilità di ricostruire qualsiasi tipo di mammella senza cicatrici supplementari, possibilità di ritocchi e miglioramenti durante il secondo tempo chirurgico.
Si rende necessario un secondo tempo operatorio ed è sconsigliata quando la sede di mastectomia è stata irradiata.
Si utilizza quando la rimozione del tumore ha compromesso il muscolo grande pettorale. Il grande dorsale è un muscolo sottile adagiato sul dorso e rivestito da pelle che si presta per la ricostruzione, anche se nella maggior parte dei casi bisogna ricorrere ad una protesi, per raggiungere il volume desiderato.
La durata dell’intervento è di circa 2 ore. La degenza media è di 5 o 6 giorni.
È una tecnica semplice e poco dolorosa. Adatto a chi è stato sottoposto a radioterapia.
Si utilizza un muscolo togliendolo dalla sua sede naturale; la pelle del dorso ha un colore diverso da quello del torace; esitano varie cicatrici; nella maggior parte dei casi è necessario l’inserimento di una protesi.
Si utilizza quando la rimozione del tumore ha compromesso il muscolo grande pettorale. L’originalità di questa tecnica chirurgica consiste nel poter ricostruire la mammella senza servirsi della protesi. Consigliata a persone che hanno una mammella di medie e grosse dimensioni e abbondante cute e tessuto adiposo addominale. Il muscolo retto addominale, si estende dal torace al pube e partecipa alla conformazione della parete addominale. I tessuti prelevati per la ricostruzione vengono fatti scivolare sotto pelle sino all’area della mastectomia.
L’intervento ha una durata di 3 o 4 ore ed una degenza media di circa 6 giorni.
Si raggiunge un aspetto molto naturale.
Esitano varie cicatrici, per riparare il difetto residuo della parete addominale a volte è necessario utilizzare una rete di rinforzo, come per le ernie.
Rappresenta la più moderna tecnica di ricostruzione mammaria. Non comporta l’inserimento di protesi ed è consigliata in esiti di radioterapia. Per la ricostruzione si utilizzano solamente il grasso e la cute, senza asportare muscolatura, riposizionati in regione mammaria e rimodellati a formare un nuovo seno.
Richiede 6 ore di intervento e circa 5 o 6 giorni di degenza.
Permette di ottenere il miglior risultato ricostruttivo legato al minor danno del sito donatore (il grasso e la pelle della pancia); non comporta rischio di ernie addominali ed evita la diminuzione della forza muscolare del tronco.
Lungo tempo operatorio.
Gli interventi conservativi spesso esitano in risultati scarsi dal punto di vista cosmetico. La gravità del deficit estetico è conseguente alla dimensione del nodulo tumorale, alla sua posizione e alla radioterapia sempre viene associata alla chirurgia conservativa. Post operazione si crea infatti una marcata asimmetria. È utile correggere il difetto già durante il tempo chirurgico dell’asportazione del quadrante, poiché si opera su un tessuto non ancora modificato dalla radioterapia. Ma lo svantaggio di operare su un tessuto la cui vascolarizzazione è stata compromessa dalla terapia radiante. La correzione in genere consiste nel ricostruire il cono mammario con un semplice avvicinamento della ghiandola mammaria. E raggiunge un buon risultato estetico soprattutto quando sono interessati i quadranti supero-esterni.
Intervento contestuale a quello per la rimozione del tumore.
Conservazione della ghiandola mammaria.
Difficile raggiungere un ottimo risultato estetico.
Consiste nel prelevare del grasso autologo, ovvero dalla paziente stessa, e iniettarlo come riempitivo o correttivo in altre zone del corpo. Tale procedura è sicura, naturale e non allergizzante dal momento che viene praticata utilizzando le cellule di grasso del proprio corpo. Si evita quindi qualsiasi forma di rigetto e si può ripetere il procedimento fino a quando le correzioni desiderate non siano raggiunte. I pazienti possono riprendere le loro normali attività immediatamente dopo avere effettuato l’impianto. Comporta un leggero gonfiore nella sede del trattamento (per 5 – 6 giorni) e un dolore estremamente limitato.
Tale procedura è sicura, naturale e non allergizzante dal momento che viene praticata utilizzando le cellule di grasso del proprio corpo. Si evita quindi qualsiasi forma di rigetto.
Comporta un leggero gonfiore nella sede del trattamento (per 5 - 6 giorni)
È l’atto finale della ricostruzione mammaria. Può essere fatto nel corso d’altri interventi correttivi, oppure quando le mammelle hanno raggiunto la loro forma definitiva. Sono interventi semplici e non dolorosi e permettono di dare un completo aspetto alla mammella ricostruita. Per ricostruire il capezzolo vengono creati piccoli lembi di cute sollevati e suturati tra loro. In presenza di un capezzolo contro laterale molto grande, si esegue un’asportazione parziale dello stesso ed un impianto sulla mammella ricostruita.
L’areola è tatuata con coloranti particolari che mimano l’areola contro laterale.
Il team di progetto di Officine Buone OdV:
Ugo Vivone – Ideatore e Curatore
Elena Malazzi – Project Manager
Leila Fadli – Communication Designer
Francesca Manani – Communication Designer
Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso